PSEUDOARTROSI DI SCAFOIDE
Con il termine “pseudoartrosi” si indica una condizione patologica in cui non è avvenuta la guarigione di una frattura. Spesso la frattura di scafoide viene sottovalutata poiché determina una scarsa sintomatologia e, se non trattata correttamente, può evolvere in pseudoartrosi (cfr. frattura di scafoide). La diagnosi viene effettuata mediante esame radiografico, ma spesso è necessario anche un approfondimento diagnostico con TC e RMN.
La pseudoartrosi di scafoide, è caratterizzata da un dolore sordo e costante al polso, che si acuisce in alcuni movimenti. Tuttavia, oltre al dolore, essa può avere conseguenze devastanti su tutta l’anatomia e la meccanica del polso, di cui lo scafoide è elemento chiave. Costituisce, infatti, un elemento di connessione tra le otto ossa che compongono il carpo (cfr. frattura di scafoide) ed un’alterazione della sua struttura provoca instabilità. Questa nel tempo, porta a un vero e proprio collasso dell’articolazione con insorgenza di artrosi, anche in giovane età. Tale condizione patologica è definita “SNAC: scaphoid non-union advanced collapse”.
Una volta che è stata posta diagnosi di pseudoartrosi di scafoide, il trattamento deve essere chirurgico.
L’intervento chirurgico è necessario per alleviare la sintomatologia dolorosa ma soprattutto per stabilizzare l’articolazione e prevenire la comparsa di artrosi. Esso consiste nell’introdurre un piccolo trapianto di osso, prelevato solitamente dalla cresta iliaca dello stesso paziente, tra i capi della frattura, per aiutare l’osso a guarire, effettuando una sintesi stabile dei frammenti (intervento di Matti-Russe).