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FRATTURE DEL GINOCCHIO

  1. Di cosa si tratta?

Le fratture del ginocchio coinvolgono uno dei capi ossei che compongono l’articolazione. Possono essere coinvolti nella frattura i condili femorali, i due emipiatti tibiali oppure la rotula. Le fratture si distinguono in diversi tipi, a seconda della compostezza o scomposizione del frammenti di osso. Inoltre, le fratture di ossa vicine all’articolazione possono essere con rima di frattura intrarticolare o extrarticolare. Questo dato influenza molto l’esito della frattura, dal momento che il coinvolgimento delle superfici articolari comporta spesso una precoce degenerazione della cartilagine.

  1. Come influenza la mia qualità di vita?

La frattura è di solito il risultato di un evento traumatico ad alto impatto e al momento dell’evento risulta estremamente dolorosa. L’articolazione, se coinvolta diventa molto dolorante e gonfia, con versamento di liquido sieroematico in cavità articolare. La superficie cutanea solitamente risulta livida o arrossata. Inoltre, ogni movimento risulta doloroso, così come il carico sull’arto coinvolto. Esiste un rischio di lesione delle strutture neuro-vascolari della regione posteriore del ginocchio (cavo popliteo), laddove i frammenti ossei espongano posteriormente una rima di frattura acuminata.

  1. Quali sono i possibili trattamenti conservativi?

Il trattamento non operatorio è riservato solo ai momenti inziali dopo il trauma, oppure a casi particolari, in cui la frattura è particolarmente piccola o composta. Questo consiste nell’immobilizzazione del ginocchio con tutore bloccato oppure gesso, e deambulazione in totale scarico dell’arto coinvolto, con due bastoni canadesi. L’applicazione locale di ghiaccio aiuta a prevenire il gonfiore e l’infiammazione della zona. Si tratta tuttavia di misure temporanee, in vista dell’intervento chirurgico.

  1. È necessario l’intervento?

Nei casi in cui la scomposizione dei frammenti deve essere ridotta chirurgicamente è indicato un intervento a cielo aperto con apposizione di mezzi di sintesi (placche e viti) che provvedano a stabilizzare i frammenti e garantire una corretta consolidazione. Questo avviene soprattutto per le fratture dei condili femorali e del piatto tibiale. Nei casi in cui siano coinvolte le diafisi (porzione allungata dell’osso), può essere opportuno l’inserimento di chiodi endomidollari. Nelle fratture di rotula, molto spesso è sufficiente la fissazione tramite cerchiaggio con fili metallici, che va a costituire una rete di rinforzo attorno alla rotula stessa. Infine, nei casi di fratture esposte o con importante danno dei tessuti molli periarticolari, è indicata la stabilizzazione con fissatori esterni.