FRATTURE DEL GINOCCHIO
Le fratture del ginocchio coinvolgono uno dei capi ossei che compongono l’articolazione. Possono essere coinvolti nella frattura i condili femorali, i due emipiatti tibiali oppure la rotula. Le fratture si distinguono in diversi tipi, a seconda della compostezza o scomposizione del frammenti di osso. Inoltre, le fratture di ossa vicine all’articolazione possono essere con rima di frattura intrarticolare o extrarticolare. Questo dato influenza molto l’esito della frattura, dal momento che il coinvolgimento delle superfici articolari comporta spesso una precoce degenerazione della cartilagine.
La frattura è di solito il risultato di un evento traumatico ad alto impatto e al momento dell’evento risulta estremamente dolorosa. L’articolazione, se coinvolta diventa molto dolorante e gonfia, con versamento di liquido sieroematico in cavità articolare. La superficie cutanea solitamente risulta livida o arrossata. Inoltre, ogni movimento risulta doloroso, così come il carico sull’arto coinvolto. Esiste un rischio di lesione delle strutture neuro-vascolari della regione posteriore del ginocchio (cavo popliteo), laddove i frammenti ossei espongano posteriormente una rima di frattura acuminata.
Il trattamento non operatorio è riservato solo ai momenti inziali dopo il trauma, oppure a casi particolari, in cui la frattura è particolarmente piccola o composta. Questo consiste nell’immobilizzazione del ginocchio con tutore bloccato oppure gesso, e deambulazione in totale scarico dell’arto coinvolto, con due bastoni canadesi. L’applicazione locale di ghiaccio aiuta a prevenire il gonfiore e l’infiammazione della zona. Si tratta tuttavia di misure temporanee, in vista dell’intervento chirurgico.
Nei casi in cui la scomposizione dei frammenti deve essere ridotta chirurgicamente è indicato un intervento a cielo aperto con apposizione di mezzi di sintesi (placche e viti) che provvedano a stabilizzare i frammenti e garantire una corretta consolidazione. Questo avviene soprattutto per le fratture dei condili femorali e del piatto tibiale. Nei casi in cui siano coinvolte le diafisi (porzione allungata dell’osso), può essere opportuno l’inserimento di chiodi endomidollari. Nelle fratture di rotula, molto spesso è sufficiente la fissazione tramite cerchiaggio con fili metallici, che va a costituire una rete di rinforzo attorno alla rotula stessa. Infine, nei casi di fratture esposte o con importante danno dei tessuti molli periarticolari, è indicata la stabilizzazione con fissatori esterni.